Energia, Risparmio e Produzione: resoconto della conferenza

IMG_0028Sabato 6 settembre, si è tenuto presso i Mulino, il secondo incontro su Energia, Risparmio e Produzione. Più di ottanta persone hanno seguito con attenzione gli interventi dei quattro relatori, nonostante il funzionamento ad intermittenza del microfono abbia reso difficoltoso l’ascolto. Un grazie alla loro determinazione e alla loro pazienza.

Il tema principale riguardava la produzione di energia da fonti rinnovabili.

IL PRIMO INTERVENTO ha affrontato il tema del risparmio energetico nelle abitazioni, responsabile del 30% del fabbisogno complessivo di energia. Sono stati illustrati alcuni esempi concreti che hanno evidenziato come vi siano ampi margini di riduzione dei consumi, anche con investimenti ridotti, alla portata di molte famiglie. Le abitazioni sono classificate in diverse classi energetiche a seconda del consumo annuo per m2 di energia necessaria per riscaldare l’abitazione alla temperatura di 20 gradi. L’intervento ha mostrato ad esempio come sia  possibile portare la propria abitazione dalla classe G, la più bassa (cioè più dispendiosa come consumo di energia) alla classe C con un risparmio di energia di più del 50%, attraverso interventi facilmente realizzabili e dal costo limitato.  Il rientro dell’investimento si attesta in media attorno ai tre/quattro anni con due vantaggi destinati a continuare nel tempo: la casa sarà più confortevole e negli anni successivi si continuerà a risparmiare quel 50% di energia, contribuendo così alla riduzione di CO2 in atmosfera, responsabile dell’innalzamento della temperatura del pianeta e dei cambiamenti climatici.

Per far capire fino in fondo le potenzialità di una politica di risparmio energetico nell’edilizia, è stata presa in considerazione la situazione di Gavardo. Ipotizzando di intervenire sul 50% delle abitazioni e di ridurre, grazie alla ristrutturazione, del 30% i consumi di energia, otterremmo un risparmio complessivo del 15% , mentre la centrale prevista per Gavardo coprirebbe solo il 2,4% del fabbisogno termico.

IL SECONDO INTERVENTO ha affrontato il problema della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolica, fotovoltaica e da biomassa) su scala mondiale. In particolare è stato trattato il tema della potenzialità di queste fonti di energia nel soddisfare il fabbisogno di energia elettrico mondiale; le prime due sarebbero in grado di soddisfare questo fabbisogno in sostituzione delle fonti fossili con una occupazione del territorio per gli impianti minimale. Anche le biomasse sono in grado di soddisfare il fabbisogno di energia elettrica mondiale, ma con un’occupazione del suolo maggiore.
Un altro aspetto importante riguarda la progettazione degli interventi che dovrebbero svolgersi su scala sovranazionale per utilizzare al meglio le potenzialità delle diverse zone (ad esempio in Europa l’eolico dovrebbe svilupparsi nei paesi nordici dove ci sono venti costanti e forti, mentre il solare nei paesi del sud).

Infine un problema importante, spesso sottaciuto: la necessità di accumulare energia (da rendere successivamente disponibile al momento della richiesta). Nella giornata di 24 ore la richiesta di energia elettrica non è sempre costante, ma vi sono due picchi, uno verso la metà mattinata e uno verso sera. La produzione di energia elettrica con il fotovoltaico e l’eolico non è modulabile a seconda della richiesta (l’energia si produce solo quando c’è il sole o, rispettivamente, il vento …), mentre lo è quella idroelettrica. Occorre quindi essere in grado di accumulare l’energia per poterla, poi, rilasciare quando c’è richiesta. L’idroelettrico, ad esempio,  è in grado di fare questo con il ripompaggio dell’acqua dal bacino a valle della diga nel bacino a monte. Se si vuole aumentare in modo significativo la quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, questo è un problema che deve essere affrontato.

IL TERZO INTERVENTO ha illustrato l’esperienza di una cooperativa, che opera nel settore energetico, relativamente alla produzione di energia termica per piccoli impianti a biomassa, in particolare per quanto riguarda la difficoltà incontrata nel realizzarla in modo sostenibile. La sfida è stata quella di costruire questi impianti in modo ecologicamente  ed economicamente sostenibile, utilizzando biomassa, più precisamente, pellet, di provenienza locale. Un percorso che è risultato più difficile del previsto. Dapprima hanno dovuto rinunciare alla produzione diretta di legna (difficoltà di reperire terreno per la coltivazione di piante, senza “toglierlo” all’agricoltura), poi c’è stata la difficoltà di  reperimento di ramaglie adatte alla produzione di pellet di qualità. Infine quando pensavano di aver trovato la soluzione “giusta” (produzione di un buon pellet con gli scarti di lavorazione di una falegnameria locale che produceva pallet), a causa del perdurare della crisi economica, è venuta a mancare la materia prima  (drastica riduzione della produzione di pallet e, di conseguenza degli scarti di lavorazione). La necessità conseguente di  dover ricorrere a pellet proveniente da zone esterne e i suoi costi crescenti da un lato, la volontà di non rinunciare alla propria “mission” di sostenibilità dall’altro, hanno indotto i soci della cooperativa a porre termine a questa esperienza.

IL QUARTO INTERVENTO ha affrontato il problema delle emissioni dovute alla combustione delle biomasse, e delle sue ricadute sulla salute delle persone e sulla salubrità dell’ambiente e della biosfera stessa.
Innanzitutto è stato messo in risalto una differenza fondamentale che distingue i processi naturali (della biosfera) dai processi (industriai) umani. I primi non usano la combustione e sono ciclici, cioè non producono rifiuti ma solo sostanze che a loro volta possono venire di nuovo utilizzate (riciclate), i secondi usano la combustione e sono lineari, cioè producono rifiuti (sostanze che non possono essere riciclate e si accumulano nel tempo) e inquinamento (i rifiuti risultano nocivi per la vita umana e il sistema ambiente in generale).
Poi si è entrati nel merito degli impatti sanitari e ambientali legati alla combustione di biomasse. E’ ormai assodato che la combustione è il principale responsabile della produzione di polveri fini, ultrafini (PM10, PM2,5) e nanoploveri. E le polveri più sono piccole più sono pericolose.
I fumi di legna producono un deterioramento della qualità dell’aria, all’interno e all’esterno delle abitazioni, in particolare proprio a causa della emissione di polveri fini e ultrafini.
Numerosi studi hanno valutato i possibili effetti sulla salute attribuibili all’esposizione, in ambienti domestici, ai prodotti di combustione di biomasse, concludendo che il fumo di legna possa avere effetti negativi sulla salute umana;

Inoltre, nei fumi che si producono con la combustione del legno sono inoltre presenti numerose sostanze tossiche e cancerogene: benzene, formaldeide, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), diossine/furani. Nel 2010 la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato il fumo di legna come possibile cancerogeno per l’uomo.
Volendo fare un confronto delle emissioni tra le diverse fonti, a parità di energia prodotta, le centrali termoelettriche alimentate a legna emettono sostanze inquinanti molto di più di (almeno sei volte) quelle a gas naturale o a gasolio.

Se, poi, si considera l’inquinamento atmosferico,  la Pianura padana risulta essere una delle zone più inquinate d’Europa (Brescia è la terza città d’Europa più inquinata): aumentare le emissioni con la combustione di biomasse non farebbe che aggiungere inquinamento all’inquinamento già presente e di conseguenza aumentare i rischi per la salute delle persone in una situazione già compromessa. Molti indicatori di salute confermano un crescente peggioramento delle condizioni di vita (ad esempio è in continuo aumento il numero di tumori nei bambini).

Viene infine riportata la posizione dell’Associazione Medici per l’ambiente: l’ISDE ritiene che: ”la produzione di energia a partire dalla combustione delle biomasse non rappresenti una valida alternativa ai combustibili fossili e che sia parimenti insostenibile quando si esca dalla semplice logica del riutilizzo, all’interno di piccole aziende agricole, di scarti e residui di provenienza aziendale o comunque di un’area molto circoscritta.

Nonostante l’ora tarda, è seguito un breve dibattito finale e la serata è terminata con piccole degustazioni equosolidali e biologiche, a quanto pare apprezzate – e meritatamente guadagnate!- da tutti coloro che sono rimasti fino alla fine (la quasi totalità) , e con la continuazione del confronto in modo informale con i relatori, per ottenere gli ultimi chiarimenti o spiegazioni.
Uscendo dalla sala si ci imbatteva in un cartello dalla scritta“ Riduci la tua impronta”  e tutt’intorno altri 14 cartelli appesi al soffitto ricordavano cosa si può fare ogni giorno per ridurla …..

TIRANDO LE SOMME, potremmo dire che sono emerse le seguenti indicazioni.

  • Ridurre il fabbisogno di energia per il riscaldamento. Si può fare, è alla portata di molti cittadini e il risparmio ottenuto può essere quantitativamente significativo
  • Produrre energia tramite la combustione (anche del legno, prodotto quanto mai “naturale”) procura conseguenze importanti sul versante della salute e dell’inquinamento, a maggior ragione in una zona già fortemente compromessa come la pianura padana e non rappresenta una alternativa valida ai combustibili fossili. Il loro utilizzo come fonte rinnovabile dovrebbe essere limitato a determinate situazioni e zone in cui è garantita la filiera corta e in cui l’inquinamento dell’aria non è già compromesso. Ci pare ingiustificato e ingiustificabile l’incentivazione dell’uso della biomassa per produrre energia, cavalcando l’esigenza di diminuzione della CO2, sottacendo i rischi che questa scelta comporta.
  • Ci sono diverse forme di energia rinnovabile, non tutte con gli stessi impatti sull’ambiente e la salute. Quando vi è la necessità di produrre energia, è bene farlo ogni volta che è possibile, ricorrendo alle energie rinnovabili e (più) pulite, scegliendo quella/e più appropriata alla situazione specifica.

 

One thought on “Energia, Risparmio e Produzione: resoconto della conferenza

  1. Daniela Losi

    Peccato che questa categoria di valutazione ” fare ciò che più è appropriato” non sia molto utilizzata e valga sempre più spesso un’altra categoria “fare ciò che rende di più o costa di meno” . Tanto è che un modo per guidare i mercati è, guarda caso, l’incentivo. Andando a ritroso, gli incentivi sono stabiliti dai nostri politici che, sempre più spesso o forse come sempre, sono portatori consci o ignari degli interessi delle varie lobby, sempre più preparate e sofisticate, brave a fiutare e anticipare il business dovunque si presenti ….. I grandi temi come il cambiamento climatico, lo smaltimento rifiuti, la sostenibilità rappresentano per molte lobby e multinazionali solo un opportunità per ottenere finanziamenti, indurre mercati , fare business, creare PIL … Se i politici non aprono gli occhi e imparano ad ascoltare le vere esigenze dei cittadini ( lavoro, salute, diritti..), la Green Economy rischia di essere fine a se stessa ( cioè assolvere alla sola esigenza di fare PIL e farlo facendo i soli interessi di pochi) e non risolvere affatto il problemi per cui è nata o peggio ancora crearne di altri e così via …..

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