Proseguono le decisioni politiche a mezzo stampa: alcuni giorni fa, il Corriere della sera di Brescia riportava: “ A Roma sarebbero già stati informati: lo sdoppiamento del depuratore del Garda non è solo un’ipotesi, ma è una scelta in parte già approvata”.
Qualcuno avrebbe già deciso che il depuratore del Garda bresciano si sdoppia, uno a Montichiari l’altro a Gavardo. L’articolo non dice chi è questo qualcuno: l’Ato, la Provincia, l’Associazione temporanea di scopo “Garda Ambiente”, la Regione Lombardia?
Di chi è la responsabilità istituzionale di prendere queste decisioni? In quale sede sono state (o dovrebbero essere) prese? Nulla di questo si trova nell’articolo.
Andando sul sito internet dell’Ato di Brescia si può trovare il PIANO D’AMBITO 2016 – 2045, redatto dall’Ufficio d’Ambito e approvato dalla Conferenza dei Comuni. Per il Garda bresciano è ancora previsto l’ormai accantonato progetto del depuratore di Visano: “…la proposta di variante concreta consiste in ultima analisi nel potenziamento e conversione dell’attuale impianto di depurazione zootecnico in Comune di Visano…”
Nella documentazione dell’Ato, non risulta che siano state deliberate successive variazioni in merito, nè tanto meno che sia stata convocata la Conferenza dei Comuni che deve dare il proprio parere vincolante.
Da un punto di vista formale (ma anche sostanziale) siamo ancora fermi a … Visano.
Ma allora che valore hanno le successive proposte di un depuratore prima a Muscoline, poi a Gavardo (e un altro a Montichiari)? Chi le propone e le sostiene? Quando pensano di discuterle nella Conferenza dei Comuni?
Ci piacerebbe saperlo.
Ma da dove è saltata fuori la proposta di Visano? Abbiamo cercato di trovare un documento ufficiale, sperando di trovarvi delle motivazioni che la giustificassero (e soprattutto giustificassero la scelta di scaricare i reflui trattati in un altro bacino imbrifero, quello del fiume Chiese).
Abbiamo trovato un progetto preliminare “ Nuovo sistema di collettamento e depurazione della sponda bresciana del lago di Garda” del 2013, commissionato da società Garda1 all’Istituto Mario Negri di Milano. In questo studio viene messa in evidenza la criticità del sistema fognario del lago di Garda sottolineando “la sostanziale inadeguatezza dell’attuale sistema di collettamento intercomunale rispetto alla futura entità dei fabbisogni” caratterizzati da “un progressivo aumento del numero di abitanti equivalenti … ed in relazione ai previsti incrementi demografici ed ai prevedibili sviluppi economici dell’area”.
Le principali criticità riportate riguardano da un lato la “ … elevata quantità di acque miste da convogliare alla depurazione in caso di eventi meteorici, dovuta sia alla ricordata urbanizzazione dei Comuni serviti a monte, sia alla immissione di acque parassite in alcuni tratti di fognatura, dall’altro “… la condotta sublacuale che attraversa il lago da Toscolano Maderno a Brancolino (costituita da un doppio tubo in acciaio DN400 della lunghezza di circa 8 km posato a 240m sotto la superficie del lago)” che “necessita di frequente monitoraggio ed operazioni di controllo e flussaggio sempre più frequenti” e il potenziamento “è al momento reso impossibile dalle limitate capacità del collettore di recapito (collettore del basso lago di sponda veronese)”.
Nello stesso sudio vengono poi analizzate tre ipotesi per un nuovo sistema di collettamento e depurazione: In due di queste compare (per la prima volta?) il depuratore a Visano.
Uno dei criteri fondamentali utilizzati è la “Individuazione di un recapito diverso e meno sensibile rispetto al sistema Mincio – Laghi di Mantova” con la seguente didascalia: “L’attuale recapito del depuratore di Peschiera è caratterizzato da elevata vulnerabilità degli ecosistemi acquatici interessati. Con l’ipotesi di scarico nel fiume Chiese a Visano, si utilizza un recapito che può ulteriormente beneficiare sotto l’aspetto irriguo delle portate depurate immesse nel fiume”.
In quattro scarne righe si stabilisce che lo scarico dei reflui trattati non vadano più nel Mincio, ma nel fiume Chiese che tra l’altro ne trarrebbe beneficio (!!!).
Senza un’ analisi della effettiva “vulnerabilità” del Mincio – Laghi di Mantova e delle sue cause, senza una minima valutazione dell’impatto ambientale sull’ecosistema del fiume Chiese.
Sarà interessante verificare se anche nelle sei ipotesi previste dall’ultimo studio commissionato all’università di Brescia si troveranno motivazioni più approfondite.
Lo studio non lo dice espressamente, ma tra le righe si può leggere come il vero problema di fondo sia da un lato la non completa separazione tra acque bianche e acque nere che comporta il rischio (certezza?), in caso di pioggia abbondante, dello sversamento dei reflui così come sono nel recapito fluviale (Garda-Mincio o, un domani, fiume Chiese), dall’altro la difficoltà a farvi fronte per i costi elevati e i tempi lunghi di esecuzione dei lavori.
Ma se la questione è in questi termini, scaricare i reflui trattati nel Chiese invece che nel Mincio, non risolve il problema, ma semplicemente lo scarica (letteralmente!) su un altro territorio!
Viceversa, nell’ipotesi (auspicabile!) che il nuovo sistema fognario e di depurazione funzioni perfettamente, non si capisce come lo scarico nel Mincio possa mettere in pericolo il suo ecosistema acquatico.
E’ così ingenuo pensare che il criterio guida per problemi che riguardano tutto il territorio di un bacino imbrifero sia quello che le soluzioni si debbano trovare all’interno del bacino stesso? E, solo come estrema ratio, ricorrere ad una soluzione esterna (che in ogni caso andrebbe condivisa e non imposta …) ?
E’ notizia di questi giorni che al Regione Lombardia si è data una mossa ed ha istituito un tavolo di lavoro sul tema. Auspichiamo che questo tavolo sappia coinvolgere il territorio, i suoi rappresentanti e i suoi cittadini in un percorso condiviso e trasparente che sappia affrontare alla radice il problema, senza dare per scontate e “necessarie” le scelte finora prospettate, e sappia trovare soluzioni nell’ottica di una reale salvaguardia di tutto il territorio. Soluzioni che salvaguardino l’ecosistema acquatico del Garda-Mincio, senza “esternalizzare” le criticità scaricandole sul bacino fluviale del fiume Chiese (che con fatica sta già cercando di fare fronte alle proprie di criticità).