Lago di Garda, depuratore, eutrofizzazione e … cambiamenti climatici

“Il lago di Garda è a rischio, la condotta sublacuale è una bomba ecologica pronta per scoppiare da un momento all’altro, immettere l’acqua depurata nel lago mette a rischio la sua salubrità e non è più tollerabile. Siamo in  piena emergenza ecologica, occorre intervenire al più presto, non si può più aspettare. “

La vista del Lago di Garda dalla costa del Trentino (Fotografia: UniTrento/Giovanni Cavulli)

Queste le motivazioni via via addotte da chi ha già deciso che il depuratore del Garda va fatto e va fatto “lontano” dal Garda.  (prima a Visano, poi a Muscoline, poi a Gavardo – tanto ce n’è già uno in costruzione da 36 mila abitanti-) con i reflui depurati scaricati in un altro bacino imbrifero (il Chiese!).

L’impressione di essere in mano ad apprendisti stregoni è alta.

Ma di che cosa ha bisogno il lago di Garda? E’ vero che è a rischio di eutrofizzazione? E il nemico è il fosforo?

Siamo andati a vedere un po’ più da vicino, cercando su internet degli studi scientifici sul lago di Garda (possibile che non ce ne siano? – ci siamo chiesti) e li abbiamo trovati. Diversi studi sui laghi subalpini. C’è solo l’imbarazzo della scelta: La rivista Hydrobiologia ha recentemente pubblicato un volume specifico sui laghi subalpini dal titolo “Large and deep perialpine lakes: ecological functions and resource management”. (Volume 824, Issue 1, novembre 2018).

Che cosa dicono questi studi?

Occorre una premessa sul “funzionamento” di un lago, cioè sulle sue proprietà termiche. Diversamente da un fiume un lago impiega molto tempo per rinnovare tutta la sua acqua: il lago di Garda impiega ben 26,6 anni. Per la vita di un lago è invece fondamentale il totale rimescolamento verticale (o circolazione) dell’acqua. Questa circolazione totale dell’acqua è ciò che mantiene vivo il lago: l’ossigeno, abbondante nei strati superficiali, viene portato nei strati più profondi e reso disponibile ai microganismi; contemporaneamente i nutrienti che nel tempo si sono depositati sul fondo (come il fosforo e azoto) vengono portati in superficie come cibo per il fitoplancton. Senza questa circolazione l’intero ecosistema lacustre sarebbe danneggiato irreversibilmente.

I laghi sono stati suddivisi in categorie proprio rispetto a questa caratteristica: i laghi subalpini (che sono anche detti subtropicali perché la temperatura minima dell’acqua è sempre superiore  ai 4 gradi), tra i quali rientra il nostro lago, sono detti monomittici perché hanno una sola circolazione totale dell’acqua all’anno. In realtà negli ultimi anni questo rimescolamento completo non ha più una cadenza annuale, ma si è fatto meno frequente nel tempo: il lago di Garda ha avuto gli ultimi due rimescolamenti completi nel 2004 e nel 2006 (è diventato un lago oligomittico), poi più nulla. Se il rimescolamento non avviene più si parla di lago meromittico.

Alcuni ricercatori, che da anni studiano i laghi subalpini, hanno cercato di dare una risposta[1] a questo fenomeno e  si sono chiesti perché è in corso questo processo.

Ritorniamo alle proprietà termiche del lago. L’acqua ha una densità massima (quindi pesa di più) a 4 gradi, poi più aumenta la temperatura minore è la densità. (NB: stranezza della natura: ma anche sotto i 4 gradi l’acqua diventa meno densa, infatti il ghiaccio … galleggia!) Quindi, l’acqua del lago si dispone dalla superficie al fondo in strati di densità via via maggiore (in gergo tecnico rispetto al gradiente termico). Questo avviene soprattutto nel periodo estivo: Nella stagione calda, quindi, si avrà nel lago uno strato superficiale caldo (epilimnio) separato dalle acque profonde uniformemente fredde (ipolimnio) da uno strato di passaggio (metalimnio), caratterizzato da un rapido abbassamento della temperatura con il crescere della profondità. In questa situazione di stratificazione estiva lo scambio di ossigeno tra le acque superficiali e quelle profonde è quasi nullo. Con l’avvento della stagione invernale, se fa abbastanza freddo le temperature degli strati superficiali si abbassano: se raggiungono la stessa temperatura degli strato profondo, tutta la colonna verticale di acqua risulta avere la stessa temperatura e quindi la stessa densità. Solo a questo punto (inizio della primavera) si può verificare il rimescolamento completo verticale delle acque: basta un innesco esterno come l’azione del vento. Nel 2004 e nel 2006 ci sono stati i due inverni più rigidi degli ultimi anni che hanno portato alla stessa temperatura  tutta la colonna verticale  di acqua e reso possibile il rimescolamento.

Il fatto che in questi ultimi 14 anni non si è più verificata la circolazione completa delle acque del lago significa che lo stato superficiale del lago non riesce più a raffreddarsi a sufficienza per raggiungere la temperatura dello strato profondo.

La causa è presto detta: il riscaldamento climatico, cioè “i forti effetti del clima e delle modalità di variabilità atmosferica che agiscono su vasta scala europea sulla limnologia del Lago di Garda. In particolare, il significativo aumento dei valori EADF (indici di circolazione atmosferica rilevanti per l’area mediterranea , ndr) dagli anni ’50 può spiegare, su base climatologica, la diminuzione della suscettibilità del lago a mescolarsi.” E ancora: “se la tendenza dovesse continuare, potremmo aspettarci una frequenza decrescente di miscelazione completa dell’acqua, con l’istituzione di periodi meromittici (= senza rimescolamenti) più lunghi nel Lago di Garda”.

Una cosa, quindi, pare chiara ed evidente. Il vero pericolo per il lago di Garda (e tutti i laghi subalpini) è l’aumento delle temperature, il riscaldamento climatico: è questo il nemico da affrontare e non è un problema da poco.

Uno altro studio[2] del 2018 simula gli scenari futuri (2016 – 2085) specificatamente per il lago Maggiore, (ma per gli autori valgono le stesse considerazioni anche per gli altri laghi subalpini) a seconda delle azioni che gli stati metteranno in atto per ridurre le emissioni di gas serra (CO2).

Primo scenario: nessuna riduzione.

Il lago “passerebbe gradualmente dall’attuale regime oligomico a una stratificazione termica persistente durante il ventunesimo secolo …ela mancanza di una miscelazione completa” danneggerebbe “ irreversibilmente l’intero ecosistema lacustre”.

Secondo scenario: arresto nel futuro dell’innalzamento della temperatura.

… la stratificazione persistente durerebbe per alcuni secoli, a causa del lungo tempo necessario alla temperatura ipolimnetica per recuperare il ritardo con quello dell’epilimnio.”

Terzo scenario: riduzione delle temperature al di sotto di 1,5 gradi, secondo le indicazioni dell’IPCC.

Questa situazione consentirebbe il recupero delle normali condizioni oligomitiche entro la fine del XXI secolo.”

 Sulla base di queste considerazioni lo studio conclude con queste parole: “I laghi oligomittici profondi nelle zone temperate possono quindi essere considerati tra gli ambienti più sensibili al riscaldamento climatico, poiché i tempi delle contromisure all’inquinamento da GHG (gas serra, ndr) dell’uomo sono il fattore discriminante tra il ripristino delle condizioni naturali e l’alterazione irreversibile dell’equilibrio naturale.

In altre parole se non si arresterà il riscaldamento globale i nostri laghi saranno persi per sempre. (e non solo quelli!).

Veniamo ora alla questione del fosforo, il principale nutriente presente nei reflui urbani e motivo principale addotto dai fautori del depuratore per giustificare la necessità di un altro recettore idrico delle acque trattate.

Queste persone affermano che siamo in presenza di un aumento costante del fosforo nelle acque del lago e, se non si interviene a ridurlo, c’è il rischio di una precoce eutrofizzazione del lago. Il problema è reale ed è noto da tempo: infatti il collettore del Garda è stato costruito per portare i reflui urbani a Peschiera, dove vengono depurati e le acque depurate vengono immesse nel Mincio. Ma è vero che siamo in piena emergenza “fosforo”?

Lo studio di Salmaso[3] osserva anch’esso che dagli anni 60 fino al 2000 vi è stato un costante aumento della presenza del Fosforo Totale (TP), fino a quadruplicarne la quantità: da 5 microgammi per litro di prima degli anni 60 ai 20 mg del 2000. Ma osserva  anche che negli ultimi 10 anni (2006 -2015) si è manifestata una tendenza negativa (diminuzione, ndr) fortemente opposta a quella vista nei precedenti 45 anni e commenta: “Mentre l’aumento del TP dopo gli anni ’60 era collegato allo sviluppo economico e all’enorme aumento del settore turistico, la più recente diminuzione del TP potrebbe essere collegata a una migliore gestione delle acque reflue e alla diminuzione dei carichi di nutrienti sul lago (Boscaini, 2009); tuttavia, non sono disponibili dati sperimentali per confermare questa affermazione, mentre sono necessarie ulteriori osservazioni per confermare le recenti basse concentrazioni di TP …

Quindi, non siamo in presenza di una emergenza fosforo, come sbandierato da più parti, ma ad una sua consistente e non episodica diminuzione tutta da studiare. Questi dati sul fosforo in certo sento possono essere letti come una  conferma dell’attuale sistema di depurazione che – a quanto pare – ha fatto in questo decennio la sua parte e potrebbe continuare a farla. Le risorse disponibili, perciò, dovrebbero servire non per stravolgerlo, ma per migliorarlo con interventi mirati e appropriati: sostituendo le tubature che si sono deteriorare (non tutte!), predisponendo e mettendo subito a cantiere un piano pluriennale di separazione delle acque bianche dalle acque nere di tutti i paesi che si affacciano sul lago; evitando l’ingresso dell’acqua del lago nel sistema fognario tramite gli sfioratori -cosa che ancora oggi sta succedendo e non dovrebbe succedere: gli sfioratori hanno esattamente la funzione contraria!- ; eliminando tutti gli scarichi diretti a lago che ancora ci sono (e non sono pochi!); migliorando le tecnologie di depurazione.

Questa è la strada da percorrere. Migliorare il sistema di depurazione del Garda, cercando di venire a capo dei problemi che lo caratterizzano, senza gettarli sulle spalle dell’altro bacino imbrifero, quello del fiume Chiese, (che ha già i suoi problemi!), mettendolo a serio rischio ecologico.

Fig. 2 A Uno sviluppo a lungo termine della temperatura media annuale dell’acqua tra la superficie e 50 m di profondità, dal 1991. B Andamenti a lungo termine della temperatura dell’acqua (0-50 m) stimati da GAMM utilizzando dati mensili (Wood 2006); l’area ombreggiata indica 2 limiti di errore standard. C Sviluppo a lungo termine della profondità di miscelazione primaverile  dal 1991, e D concentrazioni medie annuali del fosforo totale nell’intera colonna d’acqua (medie ponderate), dal 1996.

 In A, C e D, le curve blu tratteggiate indicano il livellamento LOESS; in A la linea blu continua indica la tendenza lineare (pendenza di Sen); in B le linee rosse orizzontali indicano diversi valori medi calcolati dall’analisi del punto di cambiamento


[1] Salmaso, N., Boscaini, A., Capelli, C. et al. Ongoing ecological shifts in a large lake are driven by climate change and eutrophication: evidences from a three-decade study in Lake Garda. Hydrobiologia 824, 177–195 (2018). https://doi.org/10.1007/s10750-017-3402-1

[2] Fenocchi, A., Rogora, M., Sibilla, S. et al. Forecasting the evolution in the mixing regime of a deep subalpine lake under climate change scenarios through numerical modelling (Lake Maggiore, Northern Italy/Southern Switzerland). Clim Dyn 51, 3521–3536 (2018). https://doi.org/10.1007/s00382-018-4094-6

[3] Salmaso, N., Boscaini, A., Capelli, C. et al. Ongoing ecological shifts in a large lake are driven by climate change and eutrophication: evidences from a three-decade study in Lake Garda. Hydrobiologia 824, 177–195 (2018). https://doi.org/10.1007/s10750-017-3402-1