Referendum per l’autonomia del 22 Ottobre

Note di Gavardo in movimento sul Referendum per l’autonomia del 22 Ottobre

L’ articolo 5 della Costituzione dice:  “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principî ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.”

La nostra Costituzione riconosce e favorisce l’autonomia locale e prevede che si adegui la legislazione alle esigenze dell’autonomia.

Quindi, nulla da obiettare per quanto riguarda il prossimo referendum regionale per l’autonomia del 22 ottobre.

Non proprio. Vediamo il perché.

  1. Il referendum del 22 ottobre NON è un referendum per l’autonomia: il quesito chiede semplicemente ai cittadini lombardi se sono d’accordo o meno che la Regione intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse.

 

  1. Una richiesta inutile e priva di significato giuridico. La nostra Costituzione già prevede che le Regioni possano richiedere, su propria iniziativa, “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” (art 116); la regione Lombardia, quindi, aveva tutti i “titoli” per formulare questa richiesta a tempo debito, senza ricorrere ad alcun referendum e senza pesare sulle tasche dei contribuenti.  Non lo ha fatto. Perchè?

 

  1. Questo Referendum è stato indetto a tempo “scaduto”, troppo a ridosso delle prossime elezioni regionali (e nazionali) che si terranno fra pochi mesi. La Costituzione prevede che l’accordo raggiunto con lo Stato si traduca in una legge “ approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.” (art 116).

Non ci sono i tempi materiali affinché questa procedura possa essere portata a termine: si arriverà alle prossime elezioni nelle stesse condizioni di adesso, senza nessuna “nuova” autonomia.

 

  1. Nel quesito referendario non viene indicato quale autonomia si vuole ottenere e in quali settori, ma si resta (volutamente?) nel vago (“ con ferimento a ogni materia legislativa” …). In sostanza si chiede ai cittadini firmare una carta in bianco.

 

  1. Infine, occorre anche precisare che ottenere ulteriori forme di autonomia non significa ottenere maggiori risorse per la Lombardia, ma solo ottenere una diversa ripartizione delle risorse già destinate alla nostra Regione. (in pratica la Regione può ottenere la gestione diretta di parte di queste risorse che attualmente sono gestite dallo Stato).

 

In conclusione: un referendum del tutto inutile, che si poteva benissimo evitare.

Perché allora lo si è voluto comunque fare?

 

Crediamo che lo si sia voluto per una ragione di calcolo politico (con la p minuscola), in vista delle prossime elezioni regionali: alcune forze politiche potranno rivendicare di essere i veri paladini dell’autonomia, proprio per avere indetto questo referendum.

Temiamo che questa operazione, alla fine, rischi di produrre in un colpo solo due risultati negativi: lo svilimento da un alto dell’istituto del Referendum e, dall’altro, delle legittime istanze di maggiore autonomia della nostra Regione.

 

Veramente un bel pasticcio …

 

Che fare?

Come  manifestare la nostra contrarietà ad una iniziativa – ripetiamolo- sostanzialmente inutile, inutilmente  costosa, che sa molto di tornaconto politico e poco di “autonomia”?

Il voto elettronico non permette di annullare il voto.

Anche se a malincuore, non ci resta che una opzione:  non andare a votare.