Segnaliamo tre recenti notizie che purtroppo segnano una battuta di arresto, se non addirittura una inversione, del processo che sembrava ben avviato ai vari livelli istituzionali, Italiano ed Europeo, di mettere un freno al consumo del suolo.
IN EUROPA. Dopo sette anni di lavoro la commissione europea della direzione generale Ambiente ritira, per l’opposizione di alcuni stati, la proposta di direttiva sul consumo di suolo pubblicata lo scorso anno. Una direttiva che prevedeva entro il 2020 un uso sostenibile del suolo, la bonifica dei siti contaminati, per arrivare nel 2050 al consumo zero del territorio. Ora, la commissione si è data altri due anni per migliorare la proposta affinché possa essere approvata, così dice Pia Bucella della direzione generale Ambiente, in un recente intervento pubblicizzato dalla rete “Salviamo il Paesaggio” nell’interessante articolo “Il cemento non si mangia!” che invitiamo a leggere.
IN ITALIA. Agli inizi di novembre il Parlamento ha approvato il decreto ” Sblocca Italia”, un decreto che riguarda parecchie materie e costituisce per il consumo del suolo un doppio salto mortale all’indietro. Un terribile ritorno a un passato che speravamo di aver lasciato per sempre. Un passato in cui “sviluppo” era uguale a “cemento”.
Il decreto legge Sblocca-Italia , dice Paolo Berdini nel suo articolo “Mani sulle città”, pubblicato nel dossier Rottama Italia, “interviene sul territorio con tre linee di azione. Con il capo IV, “Misure per la semplificazione burocratica”, amplia e perfeziona il dominio del sistema finanziario sulle grandi opere e sulle città. Con l’articolo 17 cancella il principio di civiltà che obbligava i costruttori ad eseguire in forma unitaria le opere di urbanizzazione ( cioè le opere di urbanizzazione potranno essere eseguite a stralci e lasciate incompiute). Con gli articoli 16, 17 e 31 completa la distruzione delle regole urbanistiche.” Infine nel decreto si dà il via libera alla realizzazione di ben 504 opere.
IN LOMBARDIA. Sempre recentemente, la regione Lombardia, che stava lavorando a un disegno di legge sul consumo di suolo – una norma che avrebbe dovuto risolvere l’emergenza in una terra ormai prossima all’esaurimento del territorio libero –, ha inserito tre emendamenti che invalidano gravemente lo spirito della legge in via di approvazione in questi giorni: nessun vincolo per aree agricole con previsione di edificazione al momento non attuata (sono 55.000 ettari le aree libere inserite nei PGT che potrebbero essere edificate); tre anni per adeguarsi alle disposizioni senza restrizioni; eliminazione delle compensazioni ecologiche e dei limiti volumetrici (vedi articolo “Consumo del suolo in Lombardia: tre pericolosi passi indietro”).
Erano stati fatti grandi passi avanti, ma questi ultimi sono, indubbiamente, pesanti passi indietro. Come resistere a questo assalto? Tomaso Montanari, nell’introduzione al dossier Rottama Italia scrive: ” la prima e più importante resistenza passa attraverso la conoscenza, l’informazione, la possibilità di farsi un’opinione e di farla valere. Discutendone nelle piazze e nei teatri, nelle televisioni e alla radio. Richiamando al progetto della Costituzione i nostri rappresentanti in Parlamento. E, se necessario, anche ricorrendo al referendum: se -alla fine e nonostante tutto- questo sciagurato decreto Rottama Italia diventerà legge dello Stato..”