Qualità della vita a Gavardo

Martedì sera si è svolta a Gavardo la presentazione del “Rapporto sulla qualità della vita” promossa dal Giornale di Brescia. Gavardo in movimento intende aprire un dibattito sulla questione della qualità della vita, partendo da un contributo di un nostro aderente che ha partecipato alla serata.

 

Qualità della vitaQualità della vita a Gavardo: forse, ma zitti e buoni.

Lo scorso martedì ho partecipato al Convegno organizzato dal Giornale di Brescia sulla Qualità della vita a Gavardo, un argomento che in questi ultimi anni mi appassiona e sul quale penso valga la pena di riflettere in maniera, magari, meno preconfezionata.

Il convegno/evento è stato condottodallo spiritoso giornalista Claudio Venturelli che ha fatto, lui, come si suole di questi ultimi tempi, le domande per tutti noi. Tante domande, per i relatori, ma anche per gli ospiti tra il pubblico, quasi tutti presidenti di emerite e conosciute associazioni di Gavardo, le vere protagoniste della nostra qualità, poiché hanno portato, loro, così avanti il punteggio di Gavardo. La serata, sapientemente inframmezzata da canti del coro la Faita, (bravissimi davvero), letture singolari, e infine dalla descrizione, quasi poetica, del più bel dipinto di Gavardo, si è svolta in tutta tranquillità.

Un clima sereno, piacevolissimo, per dire che, sì, stiamo tutti bene, la qualità della vita non ci manca, dobbiamo stare sereni, quindi niente critiche, zitti e  buoni. Al pubblico, infatti, non è stata data voce… nonostante che sulla locandina fosse scritto “Dibattito aperto al pubblico”.

Si sa che il pubblico a Gavardo è schivo, non parla molto e, se parla, spesso è per criticare. Meglio avere un pubblico spettatore … così lo preferisce l’Amministrazione Comunale e così a quanto pare gli organizzatori del convegno. Certo tra i criteri dell’indagine organizzata dal Giornale di Brescia non doveva esserci la “partecipazione” e se c’è stata, certo, non deve aver avuto un gran peso.

Allora due domande, quelle che forse molti cittadini avrebbero voluto fare, le pongo io:

– come si può parlare di eccellenze e gongolare se Gavardo è due posizione dopo il comune di Brescia, la prima o seconda citta più inquinata d’Italia.;

– come si fa a parlare di qualità della vita ai cittadini che abitano nei paraggi delle fonderie Mora e da anni stanno lottando con l’aria cattiva…

E per non porre solo domande provo anche a fare una riflessione, nella quale trovare un barlume di risposta.

Le analisi statistiche si progettato a tavolino, e lì, si scelgono gli indicatori da misurare. Senza entrare nel merito di cosa si vada o non si vada a misurare, si può certamente dire che, più gli indicatori sono, più si avrà un risultato mediato; meglio ancora se gli indicatori si compensano.  Il risultato difficilmente sarà disastroso, almeno in termini assoluti.

Se poi non si assegna agli indicatori un peso, ovvero un valore che indichi anche la sua significatività, risulterà , ad esempio, di pari peso l’ambiente salubre e lo spirito imprenditoriale, o la qualità dell’acqua e il n° di auto immatricolate, per cui alla fine quello che si celebra è il principio della compensazione.

Così risulta che una città come Brescia, fanalino di coda per ambiente e acqua, è ben compensata da altri indicatori tra cui il tenore di vita, tanto da porre Brescia in 26ª posizione a livello nazionale e in 5ª a livello provinciale.

La domanda quindi che davvero vorrei porre è: ma cosa è “qualità della vita” ? È davvero il risultato numerico di diverse misure, in questo caso la media dei punteggi assegnati ai vari aspetti della vita? Quelli che rappresentano benessere, salute, inquinamento, lavoro ecc. ?

Davvero ci serve fare la fotografia di cosa facciamo e come stiamo, giusto per confrontarci e magari poter dire che stiamo meno peggio di altri?

Non sarebbe più opportuno in queste occasioni, oltre a snocciolare interessanti misure, cogliere l’occasione per riflettere su cosa sia la qualità della vita, qui a Gavardo, per noi cittadini di Gavardo, e come si potrebbe migliorarla?

Abbiamo una fabbrica nel Paese che pone problemi ambientali, vogliamo finalmente prenderli in considerazione e risolverli, aldilà della più o meno dimostrata nocività?

Abbiamo una posizione invidiabile e un paesaggio interessante, vogliamo valorizzarlo e osare credere che si può sviluppare anche il turismo?

Abbiamo ancora qualche fazzoletto di suolo vergine, vogliamo tenercelo per poter sviluppare un’agricoltura di vicinato, sana e biologica e magari solidale?

Vogliamo poter passeggiare per campi, vigneti e uliveti senza dover pensare se è appena stato fatto un trattamento chimico tossico e poter, in santa pace, raccogliere erbe e fiori o far giocare i nostri figli e nipoti e godere dell’aria aperta?

Vogliamo affrancarci per quanto possibile da un modello di sviluppo che ci porta solo veleni, nell’aria, sul suolo, in tavola?

Vogliamo favorire un’economia sostenibile e solidale per diventare un paese più resiliente?

Ecco, questo per me sarebbe un paese dove si respira la qualità del vivere.

 

Daniela Losi

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